29 settembre 2006

Marco Corona

Marco Corona e la nascita di Riflessi.


"La storia si snoda in tre capitoli e "racconta di come le delusioni siano una conseguenza diretta dei nostri desideri. e quanto piu' il desiderio è grande, tanto piu' grande sará la delusione conseguente...non vi dico altro ma vi lascio sbirciare tra i miei schizzi...forse li' in mezzo troverete qualche indizio in piu' sulle cose che ho tentato di non raccontarvi".

Inizialmente Riflessi doveva essere un video amatoriale. Il video è rimasto incompiuto a causa della misteriosa defezione dell'attore protagonista durante le riprese. La storia invece, con qualche sostanziale modifica, è diventata la trama di Riflessi.
Il primo volume doveva essere in bicromia ma sono rimasto talmente impigliato dalla fitta trama a china del pennino che mi sembrava superfluo aggiungerci un secondo colore, in questo caso, di troppo. Il secondo volume uscirá invece in bicromia. Ho affilato il segno a china per lasciare all' acquarello una superfice sufficientemente grande su cui distendersi liberamente. Per il terzo volume non ho ancora deciso. La storia esigerebbe un ritorno al bianco e nero se non fosse che mi sto divertendo parecchio a colorare.

Tirata fuori da un vecchio cassetto? No,è il cassetto ad essere vecchio, non la storia, nel senso che senza le precedenti non avrei mai immaginato questa, che è la normale continuazione di quanto fatto da quando ho iniziato a scarabocchiare.

È pensata specialmente per questa collana, l'ho divisa in tre capitoli autoconclusivi che si possono leggere senza gli altri ma che con gli altri si completano e si dilatano a formare una storia unica. Vorrei conquistarmi la fiducia di un lettore che entrando in una fumetteria e sfogliando per caso il primo capitolo di Riflessi avesse voglia di proseguire la lettura. Immaginavo anche un secondo lettore nella stessa fumetteria che (esaurito il primo capitolo) comprasse il secondo senza la frustrazione di trovarsi tra le mani una storia giá iniziata. E un terzo lettore che leggendo l'ultimo capitolo avesse la curiositá di andare a ritroso fino al primo.

Prima ho scritto la storia poi l'ho divisa in tre fette...anche se mi sto affezionando e vorrei continuarla...diciamo che al momento si conclude al terzo volume. "

Il blog di Marco Corona

Matt Broersma

Qualche settimana prima dell'uscita del secondo numero di Insomnia, Matt Broersma parla della sua esperienza: storia e sperimentazioni.

"Al momento sto lavorando sul terzo numero di Insomnia. I tre primi numeri si seguono, quindi cio' che sto preparando adesso sarà il gran finale. Beh, non proprio. Lo vedo come un trittico. Invece di fare una storia a seguito, la divido in parti indipendenti ma legate. Alcuni personaggi si sovrappongono, senza che tutto cio' diventi troppo complicato. Le storie sono legate soprattutto dall'atmosfera e dallo spirito dei personaggi.

L'idea è quella di non fare una verie e propria serie, di solito non lo faccio. Mi interessa assemblare un po' come le parti una sega rotta.

Ogni storia è inedita. Mi piace improvvisare.

Quando ho iniziato a disegnare fumetti, avevo un'approccio molto più disciplinato. Esiste un modello industriale bene accetto negli Stati Uniti, inventato dalla DC Comics negli anni '30, molto simile al modello fordista. Misure standard per la carta, anche per i margini e i bordi pre-stampati di blu. Ogni autore era supposto lavorare con un tipo di penna particolare, la Windsor-Newton Series 7 No. 2. I vari ruoli pre-stabiliti, uno sceneggiatore, un disegnatore, un colorista e una persona per il lettering.
Ormai questo modello non è più usato da tutti, ma rimane il modello base.

All'inizio, pensando che il modello proposto fosse la miglior soluzione, inizai dunque a sceneggiare, ad usare la solita carta e tutto il materiale necessario. Volevo creare una miniserie che assomigliasse al tipo "fumetto alternativo" proposto oggi dalle grandi case editrici, quattro o cinque numeri. Grandi piani, campi lunghi, personaggi, atteggiamenti, caratteri, personalità,… A metà strada mi arrendo. Questo tipo di lavoro è utile solo nei casi di scambi di autore, come i pezzi di riacambio delle macchine, ma non è molto gradevole.


Ho cambiato strategia e adesso lascio più spazio al caso. Preparo gli schizzi della storia prima di inziare a disegnare. In passato creavo vignetta dopo vignetta, come alcune storie in Detour. Mi capita anche di cambiare spesso le versioni defintive.

Lo schizzo è sicuramente la parte più importante della creazione. Quando inizio a scrivere una storia, non ho la minima idea di dove e come finirà, senno' perderei ogni interesse. Quando arrivo alle ultime tavole, il lavoro redazionale è quasi finito, e mi concentro molto di più sul disegno. Sinceramente le storie sono piuttosto una scusa, un pretesto per disegnare. Poi bisogna anche che la storia si possa adattare al disegno, è per questo che non ho mai lavorato con altri sceneggiatori. Ma non escludo di poterlo fare, deve essere molto interessante.

Uso un formato di storie sconnesse per cercare altre impaginazioni e provare disegni diversi. I due primi numeri sono abbastanza diversi, e probabilmente lo sarà anche il terzo. Il primo volume riguarda in parte il Messico, il secondo New-York e il terzo sarà altrove. Ma sono legati tra loro. Mi interessa sapere come il lettore leggerà varie storie senza legame apparente e poi riuscire a scavare per trovarne uno.

Il formato (della collana Ignatz, ndlr) è interessante. Non credo che sarei capace di fare una storia del genere in un solo volume. Ogni numero rimane indipendente, anche se, riuniti, formeranno una sola ed unica storia. Da un lato potrebbe essere una forma di restinzione, ma d'altra parte mi ha permesso di sfruttare liberamente diversi stili e materiali. L'omogeneità non è un obbligo. E questa diversità, secondo me, rappresenta il carattere di questa collana. Usare vari materiali, mai disegnare allo stesso modo. Mi piace sperimentare."


Il sito di Matt Broersma