
DRIIN. Al telefono Sammy Harkham, dalla California annuncia una storia dopo l'altra. Cambia le carte in tavola, come Groucho Marx quando gli chiedevi "di cosa parla il suo prossimo film?". E un delirio ebraico dadaista senza posa…poi finalmente (squillino le trombe) si confessa: lavorerà alla sua personale rilettura del mito del Golem, a cavallo tra James Whale e la Thorà. Imbevendo di una umanità dolente le vicende del famoso mostro di mota. Arte sequenziale, avventura , minimalismo, gioco di specchi. La sua personale rivista si chiamerà 'Crickets'. Io trovo che è un nome che gli assomiglia, Sammy è un po' il

grillo parlante della nuova geniale generazione americana. In breve infatti diviene "il nostro agente all'havana" e organizza l'unità americana per sconfinare in nuove narrazioni. Entrano entusiasticamente a fare parte di questa redazione allargata Kevin Huizenga, Ron Rege Jr. e Anders Nilsen.Il fumetto ruggente degli anni venti/trenta, viene evocato. Lo zio Segar si presenta, ma non è Popeye che troviamo sulle pagine dei nuovi americani. "Vogliamo la nuova tenerezza, portiamola nel quotidiano". Nitriti di gioia made in USA.

Frattanto in Europa l'attività è febbrile: Bruxelles, inverno 2003. Incontro Blutch, che si dichiara disposto a aderire. Abbiamo amato la tua "vitesse moderne": vogliamo aprire porte e finestre al vento della libertà creativa, dichiaro, ma Blutch mi fulmina: è già altrove, "adesso disegno direttamente a penna, voglio fare altro". Ci intendiamo su un piano obliquo, a cavallo tra improvvisazione jazz e racconto dada. Cosa ci riserba il futuro?
(segue)
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