29 settembre 2006

Matt Broersma

Qualche settimana prima dell'uscita del secondo numero di Insomnia, Matt Broersma parla della sua esperienza: storia e sperimentazioni.

"Al momento sto lavorando sul terzo numero di Insomnia. I tre primi numeri si seguono, quindi cio' che sto preparando adesso sarà il gran finale. Beh, non proprio. Lo vedo come un trittico. Invece di fare una storia a seguito, la divido in parti indipendenti ma legate. Alcuni personaggi si sovrappongono, senza che tutto cio' diventi troppo complicato. Le storie sono legate soprattutto dall'atmosfera e dallo spirito dei personaggi.

L'idea è quella di non fare una verie e propria serie, di solito non lo faccio. Mi interessa assemblare un po' come le parti una sega rotta.

Ogni storia è inedita. Mi piace improvvisare.

Quando ho iniziato a disegnare fumetti, avevo un'approccio molto più disciplinato. Esiste un modello industriale bene accetto negli Stati Uniti, inventato dalla DC Comics negli anni '30, molto simile al modello fordista. Misure standard per la carta, anche per i margini e i bordi pre-stampati di blu. Ogni autore era supposto lavorare con un tipo di penna particolare, la Windsor-Newton Series 7 No. 2. I vari ruoli pre-stabiliti, uno sceneggiatore, un disegnatore, un colorista e una persona per il lettering.
Ormai questo modello non è più usato da tutti, ma rimane il modello base.

All'inizio, pensando che il modello proposto fosse la miglior soluzione, inizai dunque a sceneggiare, ad usare la solita carta e tutto il materiale necessario. Volevo creare una miniserie che assomigliasse al tipo "fumetto alternativo" proposto oggi dalle grandi case editrici, quattro o cinque numeri. Grandi piani, campi lunghi, personaggi, atteggiamenti, caratteri, personalità,… A metà strada mi arrendo. Questo tipo di lavoro è utile solo nei casi di scambi di autore, come i pezzi di riacambio delle macchine, ma non è molto gradevole.


Ho cambiato strategia e adesso lascio più spazio al caso. Preparo gli schizzi della storia prima di inziare a disegnare. In passato creavo vignetta dopo vignetta, come alcune storie in Detour. Mi capita anche di cambiare spesso le versioni defintive.

Lo schizzo è sicuramente la parte più importante della creazione. Quando inizio a scrivere una storia, non ho la minima idea di dove e come finirà, senno' perderei ogni interesse. Quando arrivo alle ultime tavole, il lavoro redazionale è quasi finito, e mi concentro molto di più sul disegno. Sinceramente le storie sono piuttosto una scusa, un pretesto per disegnare. Poi bisogna anche che la storia si possa adattare al disegno, è per questo che non ho mai lavorato con altri sceneggiatori. Ma non escludo di poterlo fare, deve essere molto interessante.

Uso un formato di storie sconnesse per cercare altre impaginazioni e provare disegni diversi. I due primi numeri sono abbastanza diversi, e probabilmente lo sarà anche il terzo. Il primo volume riguarda in parte il Messico, il secondo New-York e il terzo sarà altrove. Ma sono legati tra loro. Mi interessa sapere come il lettore leggerà varie storie senza legame apparente e poi riuscire a scavare per trovarne uno.

Il formato (della collana Ignatz, ndlr) è interessante. Non credo che sarei capace di fare una storia del genere in un solo volume. Ogni numero rimane indipendente, anche se, riuniti, formeranno una sola ed unica storia. Da un lato potrebbe essere una forma di restinzione, ma d'altra parte mi ha permesso di sfruttare liberamente diversi stili e materiali. L'omogeneità non è un obbligo. E questa diversità, secondo me, rappresenta il carattere di questa collana. Usare vari materiali, mai disegnare allo stesso modo. Mi piace sperimentare."


Il sito di Matt Broersma